1 febbraio 2014

farmacia inglese & farmacia italiana

E' da un po' di tempo che che voglio scrivere qualcosa riguardo al confronto tra la “farmacia inglese” e la “farmacia italiana”. Ho lavorato un anno a Firenze e quasi due anni in Inghilterra e devo dire che le differenze che ho trovato finora tra queste due ampi realtà sono parecchie.

La Gran Bretagna viene da una grande e antica tradizione militare ed anche il lavoro segue bene o male questa tradizione .

Usualmente in una farmacia inglese c'è solo un farmacista, questo è “in charge”, di fatto "al comando " della farmacia nella quale deve coordinare tutti i collaboratori : commessi, magazzinieri, dispensers, ed eventualmente altri farmacisti (second pharmacists). Durante l'orario di apertura al pubblico il nome e il cognome del farmacista responsabile della farmacia in quel momento deve essere esposto al pubblico insieme al suo numero di registrazione all'ordine dei farmacisti (General Pharmaceutical Council).


In Italia la maggior parte del personale operativo è costituita da farmacisti, la cui gerarchia è determinata più che altro dall'anzianità.

E' abbastanza rinomata la riservatezza inglese e culturalmente la vita dell'oltremanica persegue una gran difesa della vita privata degli individui, è come se ci fosse più distanza tra le persone, il che determina indubbiamente un minor calore umano ma che comunque assicura uno spazio umano e professionale indubbiamente sereno agli operatori.

Nella farmacia inglese i farmacisti non parlano molto con i pazienti, anche se comunicano tra loro con altri mezzi utilizzando ad esempio le “labels”, le etichette che vengono preparate sul momento con nome e cognome del paziente, nome del medicamento, forma farmaceutica, dosaggio, posologia, etc..e che vengono adese al farmaco; inoltre, tutta la storia del paziente è visibile nel computer della farmacia, dove vengono continuamente registrate tutte le medicine dispensate, quantità, dosaggi, allergie, indirizzo, data di nascita del paziente.. etc.. 

In Italia invece c'è un contatto più verbale, quando una persone entra in una farmacia dietro il banco trova il/i farmacista/i, (In Inghilterra questo non accade quasi mai: il farmacista lavora nel retro, nella dispensary, dietro il banco invece si trovano dei commessi: gli shop assistants) le parole sono il ponte principale tra farmacista e paziente. Il ruolo del farmacista ha in Italia un carattere con una grande componente sociale, è parte attiva della comunità ed è dal dialogo diretto che si ottengono e si danno informazioni.

In Inghilterra invece il farmacista si stacca dal banco ed è intento a lavorare nella "dispensary" ed è qui un "preparatore.

ll fatto che tutte le scatole e confezioni possano essere aperte rende il lavoro notevolmente più pericoloso e la manipolazione dei medicamenti richiede molta più attenzione. Lavorare con i farmaci generici inoltre comporta si un notevole risparmio, ma aumenta al contempo la possibilità d'errore, essendo le confezioni veramente molto simili tra loro. La dispensary è un luogo quasi sacro ed io stesso ogni volta che vado a lavorare chiedo il permesso per entrarvi.





In Inghilterra è abbastanza comune l'utilizzo dei "blister packs" (uno in preparazione è visibile nella foto sopra), soprattutto per persone anziane e con terapie abbastanza complesse che prevedono l'assunzione di un certo numero di compresse o capsule. Ognuna delle 7 linee verticali indica un giorno della settimana, mentre le 4 linee orizzontali rappresentano invece le 4 fasi della giornata.
In Italia, che io sappia la pratica dei "blister pack non è in uso.



In Italia mi sono sentito "preparatore" nel lavoro che svolgevo in laboratorio, la galenica mi ha sempre affascinato, ma purtroppo quest'arte si sta mano a mano perdendo.

In Italia per esercitare la professione del farmacista è obbligatorio indossare il camice e la spilla dell'ordine, in Inghilterra invece il camice non si usa quasi mai, è buon senso comunque vestire con abiti consoni alla professione.


Filippo Aureolo

24 ottobre 2013

"sulla Nigredo"

La Nigredo è la prima fase dell' Opera Alchemica, è la fase di putrefazione, di decomposizione, il Principe del Principio. Premettendo che per "Opera Alchemica" voglio qui intendendere quella grande opera che parla di noi, che ci riguarda in prima persona, costituita da ardue trasformazioni che avvengono (o per lo meno che potenzialmente sono in grado di avvenire) fuori e dentro di noi.
La Nigredo è l'inizio, il primo atto di trasformazione, è definita anche come "più nera del nero più nero".
Agrippa von Nettesheim la descrive così:- Questo stato melanconico è così potente che, secondo scienziati e dottori, può attrarre demoni al corpo, anche al punto che si può entrare in confusione mentale o avere visioni.-
Il corpo deve essere decomposto, la vecchia natura putrefatta, perché bisogna giungere "al succo", bisogna tornare "al germe", è il principio del pauroso viaggio dentro se stessi.


(Basilius Valentinus, Azoth, Paris, 1659)

In questa immagine allegorica Basilius Valentinus descrive la nigredo: Aria e Fuoco (in basso) alimentano il processo; Anima e Spirito (le due figure alate) fuoriescono dal corpo dell'uomo.
Il Sole e la Luna (ovvero il principio maschile e quello femminile) devono essere congiunti sotto l'influenza di Venere, Marte, Mercurio, Giove e Saturno (il pianeta nero in alto a destra). Quest'ultimo poichè si muove lentamente nel cielo è stato associato dagli alchimisti al piombo (l'espressione "essere pesanti come il piombo" a mio avviso da un'idea della condizione). 
Saturno è  con il corvo nero uno dei simboli della nigredo.


Londra Ottobre 2013 Victoria Park


G. Aurach, Pretiosissimum Donum Dei, Ms. XVII sec., Parigi

Saturno è anche il caos, la confusione, è il Dio della morte, rappresentato con la falce e la clessidra.. ed è proprio questo "nero stato di disordine" che genera l'incontro (o per meglio dire scontro) esplosivo degli opposti, che qui, in questa fase vanno a morire fondendosi.


Filippo Aureolo

4 settembre 2013

St Peters Pharmacy



A distanza di un po' di tempo provo a scrivere qualcosa su quella che per me è stata l'Avventura della St Peters Pharmacy. Girovagavo per Londra, cercando di trovare il capo di un filo.. Poi dopo un primo approccio al lavoro d' oltremanica al "faro" della Meacher Higgins & Thomas Pharmacy, il 21 Giugno 2012 (che fra l'altro è San Luigi) approdo definitivamente alla "Farmacia di San Pietro". Non ho ancora ben chiaro come mai sia finito li, forse per il mercatino di antiquariato che che li vicino attirava la mia attenzione (www.camdenpassageislington.co.uk), forse per la bontà che ho visto negli occhi di P.S. il farmacista manager (che poi sarebbe divenuto il mio Maestro), o se forse è stato semplicemente il caso.
Inizialmente le mie grandi difficoltà con la lingua straniera mi spingevano a trovar rifugio nel "silenzio", i miei principali punti di contatto erano gli occhi e le mie percezioni "sulla pelle".

Dopo non molto dal mio arrivo, arrivò E.M. una ragazza greca a fare il suo tirocinio, anche lei lavorava "nel Retro", nel cuore della dispensary.
Tra me, P.S. e E.M. si è creato un legame molto profondo, la dispensary era veramente piccola e lavoravamo sempre a strettissimo contatto.. Io pensavo a tutta quella situazione e mi veniva da canticchiare una canzone dei Beatles: yellow submarine.

La St Peters Pharmacy mi ha accolto con l'affetto di una famiglia, un piccolo grande mondo in una piccola parte della grande Londra che mi ha dato cose che francamente è difficile scrivere qua. Qui ho imparato molto sia da un punto di vista umano che professionale ed è qui che una volta pronto, ho iniziato a lavorare come Locum Pharmacist.

Un mio sincero ringraziamento alla St Peters Pharmacy.

Filippo Aureolo

21 agosto 2013

La Rosa e la Croce

Alla fine del mese di luglio, mi sono imbattuto nella Rose Pharmacy di Islington (243 Upper Street, London) .. mi hanno prenotato per fare nei prossimi mesi un po' di giorni da loro, ed io sono piuttosto contento perché è vicino casa e con la Lady A. (la vespa) arrivo in 4 minuti (anche se di certo non demordo dal gironzolare  per l'Inghilterra).


La cosa che subito ha attirato la mia attenzione è stata l'insegna: Rose Pharmacy, con appunto una "rosa" da un lato e una "croce" a braccia uguali dall'altro.


Schweighardt,                                                       Summum Bonum,  Speculum sophico Rhodo-  stauroticum                                               Joachim Frizius


La rosa e la croce sono due simboli di ampio e profondo significato, inoltre sono i simboli che danno il nome all'ordine dei Rosa+Croce, un'associazione coperta da un certo alone di mistero, che sembra nascere nei primi anni del XIV secolo e la cui fondazione è attribuita a Christian Rosenkruex (1378-1484). Nel 1616 è pubblicato in Germania uno dei manifesti rosacrociani (il terzo): "Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz", un romanzo alchemico che disegna allegoricamente nelle nozze chimiche, il punto finale del percorso verso la Pietra dei Filosofi.


Filippo Aureolo


         




9 luglio 2013

L'Isola di Wight

Dopo l'ennesima visita di lavoro come Locum Pharmacist e dopo l'ennesima escursione sull'isola di Wight, mi son deciso a scrivere due righe e mettere un paio di foto..
L'ultima avventura mi vede di ritorno da Niton, una cittadina di neanche un migliaio di anime, situata sulla punta sud dell'isola. Pensate un po' che che a causa della carenza mattutina dei bus, sono arrivato alla Day Lewis Pharmacy di Niton in autostop (e guardate che di quest tempi non è mica facile fare l'autostop).
[Curiosità: Guglielmo Marconi, durante il suo soggiorno sull'isola (1890-1900) svolse a Niton numerosi esperimenti radiofonici.]



Ho avuto un po' l'opportunità di gironzolare per l'isola, a piedi e con gli autobus, e devo proprio dire che con il sole quest'isola acquista un' atmosfera particolare, mette quasi voglia di dedicarsi alla professione di pastore (di pecore! non di anime!).
Sono sempre arrivato sull'isola con un'aliscafo che prendevo a Southampton, questo arriva a Cowes (dove ho lavorato in una farmacia a pochi passi dal molo). 





L'isola di Wight è famosa per il suo festival, la prima edizione risale al 1968, dove hanno suonato i Jefferson Airplane, nella seconda: 1969, c'era invece Bob Dylan (anche se bisogna dire che l'edizione più famosa è stata sicuramente quella del 1970, con l'ultima esibizione pubblica di Jimmi Hendrix prima della sua morte). Il Festival dell'isola di Wight è ancora vivo, eccovi il programma (5-8 settembre 2013):

Io forse vado (lavoro permettendo), se qualcuno fosse interessato, mi contatti.


..Tornerò (o forse no..) sull'isola di Wight.. l'isola di chi..




Filippo Aureolo

2 maggio 2013

Gli elementi e i figli delle stelle


Carbonio, oro, argento, rame, zolfo, stagno, piombo, mercurio e ferro sono elementi conosciuti sin dall'antichità, gli altri sono stati scoperti a partire dal XV secolo.





Antoine Laurent de Lavoisier fu il primo a cercare di ordinare gli elementi chimici, gettando le basi per la chimica moderna. Gregor Mendel nel 1869 mise a punto la tavola periodica dove ordinò gli elementi chimici in funzione della loro massa atomica, che poi è stata sempre più perfezionata.



Le varie forme di vita sulla terra (noi compresi) sono formate da soli alcuni elementi, per il 99,99% infatti i viventi sono composti da 11 elementi (ossigeno, carbonio, idrogeno, azoto, calcio, potassio, zolfo, sodio, cloro e magnesio). Ma dove e come sono nati gli elementi che ci compongono?
Questi elementi sono nati dalle stelle, che rappresentano appunto la “fabbrica” di produzione di questi. Dopo diversi milioni di anni dal Big Bang, sembra che siano nati i protoni, quando a questo si è aggiunto un elettrone è nato l'atomo di idrogeno (H), componente principale delle stelle. Con la nascita delle stelle, attraverso le reazioni termonucleari generate all'interno di esse (in realtà il discorso sarebbe un po' più complesso ma lo faccio semplice) si è iniziata la produzione di energia, e più grande è la stella in questione più è in grado di produrre elementi di masse atomiche maggiori (non oltre il ferro); attraverso l'esplosione delle stella stessa (supernova) si possono ottenere quantità maggiori di energia e per questo si può ottenere elementi di masse atomiche sempre più grandi, le esplosioni hanno determinato l'aggregazione e la formazione di elementi sempre più pesanti (più pesanti anche del ferro). Per arrivare alle quantità di elementi oggi presenti sulla terra e sugli altri pianeti ci sono volute numerosissime esplosioni, per giungere alla formazione del nostro sistema solare e dell'uomo.



L'uomo non nasce dalla terra, ma dalle stelle.



Filippo Aureolo



4 aprile 2013

Giano

Ho già citato la Divinità romana Giano,  nell'introduzione alle immagini delle porte di Londra (the doors: live in London), Giano è il Dio che sorveglia il passaggio ed è munito di chiavi e bastone. E' il Dio degli inizi, non a caso il primo mese dell'anno (Gennaio) prende appunto il nome da Lui.

Lascio qui delle immagini di un lavoro di un paio di anni fa: un Giano realizzato a quattro mani da me e Giovanni Serafini. Un lavoro che ha visto la fusione di due stili opposti (uno meditativo e logico con uno istintivo e spontaneo). Durante quest'opera abbiamo lavorato oltre che sul vetro (che ci ha fatto da tela) anche su di noi per fondere la diversità dei nostri stili.. Questo processo ci ha portato ad un'esplosione.. infatti appena terminata la colorazione della cornice il vetro si è spezzato, dissipandosi come un mandala. L'opera in questione non è più esistente.


Le tecniche usate durante questo nostro percorso sono legate al fuoco, ad una candela, da una parte abbiamo sfruttato l'annerimento, "la fase nera" generata dalla combustione, dall'altra la cera "Colorata" che colava.

Filippo Aureolo































































Giovanni Serafini & Luigi Balleri (exputeo)
Giano Trifronte, Il percorso.. fumo di candela e cera su vetro, ottobre 2010 - maggio 2011

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